Parole dallo specchio | Cristina Arribas González


 I.

Una voce 


Una voz


Qualcuna


cualquiera


Una voce


Una voz


Parlandomi


hablándome


Una voce attraversata 


Una voz atravesada


Una voce conosciuta


Una voz conocida


Una voz


Cualquiera


Una voz


Una voce aperta 


Al sonno immaginato


Si Chiama una voce


Se llama una voz


II.


Tu 


che vediamo tra le cose immergersi,


cadere fino a rompersi,


alzarsi tra le parole.


Tu 


che vedi il tempo nei miei occhi.


Tu, 


voce in cerca della morte,


per ombre acciuffata nel filo del cammino.


Tu 


che vediamo nella corda dell`eternità


nascosta tra le sue reti.


Tu 


che vedi lo spazio nel mio tatto.


Tu, brusco,


incontro tra il mio volto.


Tu 


che vedo tra le cose immergersi,


cadere fino a rompersi,


alzarsi tra le parole.


Tu 


che vedi il tempo nei miei occhi,


nascosta tra il rumore della coscienza,


soggetta tra tanto abbisso. 


Chiamarti Tu,


è allontanarmi per vederti,


ritornare a me e andartene via,


capiti nella distanza, 


già,


non come un ricordo,


III.


L`Uccello apre le sue ali


al filo di questa piaga.


La mattina si è svegliata


con tutte le sue vite


e la notte si avvicina


al confine di luna.


Nell´ultimo sospiro amato


l' Uccello si copre 


con tutte le sue morti


e mi abbraccia. 


Sento il flusso del suo sangue


incatenato alla parola.


L`Uccello apre le sue ali


tra questo sussurro di morte


dove le piume della mia vita


credono svegliarsi.


IV.


I miei occhi si fermano in questa carta,


guardo il mio volto nel riflesso della finestra,


sento il brusio delle tazze,


il passo della terra,


Il vento.


Un Uccello si ferma nella strada,


lo vedo vicino alla lettera cadente.


-Lui ritorna al suo volo


Mentre io rimango-.


Le mie mani si fermano nel vetro,


credo capire l`eternità nel suo filo.


-Lei ha perso la sua innocenza


lo vedo come mi guarda-.


V.


Sento nostalgia della mia tristezza,


come vola l`eternità 


quando gli uccelli già non sono,


e la tua ferita non ha gabbia?


In questo mare non c`é dove rimanere,


le crepe stanno chiuse,


e il vetro si rompe all`interno.


Le rondini e i corvi


ballano con la loro morte,


insieme a un senso già perso.


Le crepe sono chiuse, 


e il vetro si rompe all`interno,


ma porto tante vite 


che non so chi muore prima.


VI.


La luce si avvicina all’ insonne


E come una stella fuggiasca


il giorno se ne va via.


Il cuore prende il suo sospiro


e già l’amore non sa respirare.


L’insonne cerca la sua vita


-Nel pensiero non c’è sonno-


VII.


Questa mattina il dolore ha perso il suo canto;


il mio petto respira leggero fra la sua frusta.


-Sono una donna che ha dimenticato il suo nome


ma Il dolore conosce il mio-.


Questa mattina mi sono svegliata con un brusio;


gli alberi cercando la ragione del vento,


e le campane dell’ amore nella fermata.


-La finestra sta aperta a tutti


anche Al mio nome-. 


VIII.


Sono dovuta morire per vedere la mia vita cadere


E come un riflesso di speranza la parola diventare


Ho scoperto il suono dell’alba nella morte


Ho visto l’amore di qualcuno soffrire


E la eternità nei suoi occhi


So come è il vento


So come è l’insonnia


So come è stare sveglia e non poter chiudere l’alma


Sono dovuta morire


Lo so


Ho dovuto vivere


Lo so


Sono dovuta essere


Lo so perché il mio nome alla fine sta dietro di me


IX


Sono nuda in un giorno Bianco.


-Ho fatto la vita da me- 


Il mio bambino è una lettera,


sangue innata.


-Lui si è fatto da se-


Sono nuda in un giorno Bianco,


tutto tan buio.


E il tempo.


E questa nostalgia.


-Aiuto per la miseria nulla-


X.


Ho scoperto un mondo dentro lo specchio,


un mondo che ci parla con il suo urlo.


Ho scoperto il nome delle cose,


la vita nascosta tra il suo rumore.


Ho scoperto un mondo dallo specchio.


Sento la libertà della parola,


il senso della realtà persa.


Sento la no-coscienza del oggetto.


Ho scoperto il flusso de la morte,


la stagione del vetro, 


la piuma de la sua voce.


Ho parlato con la ferita del vento.


Ho scoperto come sono,


e il brusio del mio nome


cadere tra questa memoria di voce.


XI.

Porto la ruga d´Aurora nel mio vestito.


-L’impronta del suo vuoto-


Aurora si china nello specchio, 


vedo le sfumature della sua boca,


il brusio del suo naso.


Aurora rimane


fra tutto lo scrito.


Porta la ruga del mio vestito.




*Extracciones poéticas en italiano del libro Parole Dallo Specchio. Cristina Arribas González. Revisión: Alessandro Casu*

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